Giovedì, 21 Novembre 2024

La Geografia delle risorse e la guerra

di Alberto Cossu

Il conflitto tra Russia e Ucraina ha generato conseguenze rilevanti nella gestione delle risorse energetiche e più in generale delle materie prime e commodities critiche necessarie per le produzioni industriali e tecnologiche a livello globale. Le sanzioni conseguenti al conflitto imposte da Stati Uniti ed Europa hanno in qualche modo rimesso in discussione l’ordine economico internazionale, imponendo nuove regole che segnano un’inversione di tendenza rispetto al passato.

Il volume XI della rivista Geopolitica, (nn. 1-2/2022 ISSN2009-9193, Callive Edizioni) intitolato La geopolitica delle risorse al tempo della guerra tra l’Occidente e la Russia, curato da Tiberio Graziani e Giuliano Luongo, raccoglie saggi ed articoli incentrati sul come la guerra tra Russia e Ucraina abbia accelerato questi processi di cambiamento che, in qualche modo, stavano maturando all’interno del sistema economico internazionale anche per effetto della esasperata competizione politica ed economica tra le due potenze mondiali: Cina e USA. La guerra, più che una causa, è stata un evento che ha catalizzato le forze che hanno scatenato un’accelerazione delle dinamiche economiche a cui oggigiorno stiamo assistendo.

Nel discorso al Consiglio Atlantico del 21 aprile 2022, la segretaria del Tesoro degli Stati Uniti Janet Yellen ( https://www.atlanticcouncil.org/news/transcripts/transcript-us-treasury-secretary-janet-yellen-on-the-next-steps-for-russia-sanctions-and-friend-shoring-supply-chains/ ) ha delineato il piano dell’amministrazione Biden nel “ripensare” le catene di approvvigionamento in risposta all’invasione russa dell’Ucraina.

Yellen ha affermato che la guerra ha messo a nudo le vulnerabilità delle catene di approvvigionamento globali, che dipendono troppo da un numero limitato di paesi. Ha invitato pertanto ad avviare un processo di “reshoring”, che implicherebbe la costruzione di catene di approvvigionamento più resilienti con paesi che condividono valori e interessi economici simili.

Questo discorso costituisce una pietra miliare del nuovo ordine economico che le sanzioni stanno disegnando. Nello stesso tempo non costituisce una novità, giacché azioni in questo senso sono state precedute da altre messe in essere dall’amministrazione americana precedente.

Uno dei primi atti dell’amministrazione Trump, risalente al luglio del 2017, è stato quello di richiedere una revisione della supply chain del settore manifatturiero ed in particolare della difesa. Nel settembre del 2018 nel documento predisposto dall’amministrazione “Assessing and Strengthening the Manufacturing and Defense Industrial Base and Supply Chain Resiliency of the United States” si individuano chiaramente alcuni punti deboli e, in particolare, l’eccessiva dipendenza da fornitori cinesi, soprattutto per le produzioni strategiche.

La strategia indicata (per le produzioni strategiche quali quelle della difesa) è basata sul ripensamento della supply chain in modo che risponda a criteri di sicurezza nazionale e strategici per gli USA. Insomma, la localizzazione di investimenti esteri non dipende solo ed esclusivamente da valutazioni economiche ma deve tenere anche conto della visione strategica e delle alleanze USA. Competenze e know how, non si muovono nel mondo seguendo solo logiche esclusivamente economiche. Questo è il messaggio contenuto in uno dei primi atti significativi dell’amministrazione Trump che quella successiva di Biden riprende, intensificando le misure giustificate anche dalla guerra tra Russia e Ucraina e caricando in modo particolare la rilevanza valoriale appena sfumata invece in quella di Trump.

Nella sua crescente rivalità con Pechino, il governo degli Stati Uniti ha cercato di limitare l’accesso cinese alle tecnologie occidentali critiche e rafforzare la propria tradizione di innovazione scientifica. Pertanto, nel 2022, l’amministrazione Biden ha imposto nuove e ampie restrizioni alla vendita di tecnologie avanzate di chip occidentali alle aziende cinesi, rafforzando al contempo la tecnologia statunitense attraverso il CHIPS and Science Act da 280 miliardi di dollari. Quell’atto legislativo, in aggiunta all’Inflation Reduction Act, aiuta significativamente gli Stati Uniti a recuperare parte della loro leadership nella produzione di semiconduttori e rinnovabili.

Analoghe misure sono state immediatamente approvate dai governi europei dell’Unione Europea che si ispirano alla politica americana. È il caso del “Critical raw materials act”, il regolamento Ue sulle materie prime critiche, che prevede un ruolo attivo dell’Europa nell’assicurarsi queste risorse al fine di rendere la transizione energetica indipendente da altri paesi che le posseggono e le trasformano.

 

La guerra ha quindi intensificato la competizione per le risorse energetiche e le terre rare tanto che nuovi domini si aprono all’esplorazione per la loro ricerca come lo spazio e il mondo subacqueo. L’articolo “Guerra mondiale spaziale” di Manfredi Orlando e Emanuel Pietrobon disegna un quadro realistico della competizione in atto tra le potenze mondiali per assicurarsi il controllo delle terre rare e del domino spaziale. A volte però una visione eccessivamente ottimistica, come nel caso delle miniere spaziali, alimenta scenari che le più avanzate tecnologie non consentono ancora di sostenere.

Nell’articolo di Giuseppe Gagliano “Il ruolo del gas naturale nelle scelte energetiche di Stati Uniti e Germania” viene analizzato come la rinuncia del gas naturale in particolare a quello russo, risorsa strategica per la transizione energetica su cui sono stati fatti investimenti importanti da parte europea e della Germania, abbia condotto a nuove dipendenze dalla Cina per le rinnovabili e dagli Usa per le importazioni di gas liquefatto esponendo il sistema industriale tedesco a nuove sfide che lo graveranno di costi rendendolo meno competitivo.

L’urgente necessità di ridurre le emissioni di gas serra e affrontare il cambiamento climatico sta spingendo molti paesi verso una transizione energetica, con un maggiore focus sulle fonti di energia rinnovabile e una riduzione graduale dell’uso dei combustibili fossili. Ciò sta comportando una ridefinizione delle dinamiche geopolitiche legate al petrolio e al gas, con un progressivo spostamento dell’interesse verso nuove tecnologie e risorse energetiche. In particolare, le dinamiche relative al prezzo del petrolio stanno giocando un ruolo fondamentale perché ad esse è legata la forza economica di alcune potenze come la Federazione Russa e quindi la capacità di sostenere un conflitto costoso economicamente. Insomma, l’energia costituisce un indicatore immediato delle condizioni politiche regionali e globali come scrive Gino Lanzara nell’articolo “Economia, risorse, guerra: il lato oscuro della geopolitica e della logistica” che rappresenta un contributo centrale nell’economia del volume.

Alexander Rahar, senior fellow del Welt Trends Institute for International Politics di Potsdam, sostiene che siamo in presenza di una svolta economica epocale che segnerà profondamente il processo economico e sociale del futuro in quando il conflitto tra Russia e Ucraina è diventato il catalizzare di una svolta radicale nella governance dell’economia mondiale.

Questi processi si inseriscono in un quadro in cui i BRICS (Cina, Russia, India, Brasile e Sud Africa) cercano di affermare un mondo multipolare non più egemonizzato dagli Stati Uniti e dagli alleati europei. Su questo aspetto di soffermano in modo particolare Friesen e Petr Bystron nell’articolo The changing face of the world. Multipolar perspectives from India, China and Russia. In questa competizione diventano cruciali paesi come Taiwan che detiene la produzione mondiale dei semiconduttori come scrive Giuseppe Morabito nell’articolo La proporzione che lega Mosca a Taipei.

Giuseppe Romeo nel saggio “Geopolitica delle risorse. Ricchezza e povertà. L’Occidente europeo tra recessione o retrocessione” sottolinea le contraddizioni dello sviluppo economico mondiale che le sanzioni accentuano ulteriormente e fanno emergere l’intenzione da parte del neoliberismo di destrutturare ulteriormente l’Europa, relegandola ad una sorta di mercato di consumo di beni, la cui offerta è detenuta da società di Oltre atlantico, e di ostacolare la possibilità di un rilancio economico contrastando la possibilità di avviare nuove relazione con altre aree del mondo, in particolare con l’Oriente .

In conclusione, emerge dalla lettura del volume uno scenario piuttosto frastagliato. La guerra tra Ucraina e Russia ha scatenato forze che operavano in modo sotterraneo nel sistema economico mondiale tali da ridisegnarne le regole che, probabilmente, emergeranno con più chiarezza dalle dinamiche conflittuali generate da un ordine unipolare in transizione verso uno multipolare.

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