Gianandrea Gaiani, direttore di Analisi Difesa, attento studioso ed esperto di problematiche di difesa e più in generale di geopolitica, nel volume dal titolo “L’ultima Guerra contro l’Europa”, che in qualche modo prefigura il contenuto del libro, svelando al lettore la trama che sostiene tutta la narrazione, va subito al punto senza, come si dice, girarci intorno. Taglia la testa al toro e sin dalle prime pagine sostiene che nel conflitto tra Ucraina e Russia l’Europa è sicuramente da annoverare tra gli sconfitti. Il libro di Gaiani è una raccolta ragionata di articoli scritti come editoriali nella rivista on line Analisi Difesa che trattano del conflitto russo ucraino dal punto di vista militare, strategico ed economico. L’autore offre una prospettiva di analisi sicuramente “sfidante” mettendo in evidenza molte contraddizioni che i media mainstream preferiscono seppellire nel silenzio, oppure liquidare come marginali, in quanto non funzionali alla narrazione principale che viene somministrata all’ opinione pubblica nazionale ed internazionale.
L’autore colloca il conflitto in una prospettiva storica e strategica precisa. Esso non inizia il 24 Febbraio del 2022 ma ha radici più lontane di carattere strategico geopolitico che si manifestano con forza in questi giorni. Infatti un rapporto commissionato nel 1957 dalla US Army al Georgetown University Research Project, desecretato dalla Cia nel 2014, svela come in Ucraina ci fossero tutte le condizioni per organizzare una rivolta antisovietica per allontanare il paese dall’influenza di Mosca.
Il documento dimostra l’attenzione degli USA per un paese chiave per gli equilibri euroasiatici e la fragilità della convivenza etnica che avrebbe potuto sfociare in un conflitto. Infatti, qualche anno più tardi Zbigniew Brzezinski, politologo statunitense d’origine polacca che ricoprì l’incarico di Consigliere per la sicurezza nazionale del presidente Jimmy Carter, nel libro The great Chessboard teorizzò che senza il controllo dell’Ucraina la Russia avrebbe perso il ruolo di potenza in Europa. Quindi se si voleva indebolire la Russia si doveva impegnarla e contrastarla in Ucraina. Inserito in questo quadro di competizione fra le due superpotenze il conflitto russo ucraino offre chiavi interpretative più efficaci della semplice teoria che attribuisce all’imperialismo russo la responsabilità principale.
In questo contesto tra gli sconfitti l’autore colloca l’Europa, costretta a fare i conti con la propria incapacità e irrilevanza geopolitica e con la pochezza della sua classe dirigente.
L’Europa ha irresponsabilmente ignorato la crisi in Ucraina esplosa nel 2014 e ne ha lasciato la gestione in mano agli Stati Uniti che avevano tutto l’interesse, insieme alla Gran Bretagna, a gettare benzina sul fuoco proprio per indebolire un’Europa che, oltre ad essere un competitor economico, puntava a raggiungere una maggiore autonomia strategica e militare.
L’Europa si è ridotta a una semplice comparsa e per questo paga un prezzo molto alto a causa della sua irrilevanza in termini di sicurezza energetica, de-industrializzazione, sicurezza, stabilità sociale e indebolimento militare anche per il trasferimento di armi e munizioni donate all’Ucraina.
Insomma per Gaiani i vincitori indiscussi di questa guerra, indipendentemente dal suo esito, sono gli Stati Uniti perché riprendono a dominare l’ Europa e creano per sé stessi dei vantaggi competitivi che nel lungo periodo peseranno sui destini del continente europeo. Quest’ultima, anche per effetto delle sanzioni imposte dagli USA e autoimposte, rischia di perdere la leadership economica mondiale e di abbandonare la dimensione strategica e militare di indipendenza da Washington.
Inoltre, la legislazione USA in primo luogo, i provvedimenti emanati dall’amministrazione Biden denominati IRA (Inflaction reduction act) sta creando un solco tra le due sponde dell’Atlantico, tanto che la Federazione degli industriali “Business Europe” valuta che «la sopravvivenza dell’industria europea è chiaramente a rischio: si intravedono segni di delocalizzazione della produzione e si teme che in futuro migliaia di imprese chiuderanno, soprattutto PMI».
Indubbiamente la situazione come ben descrive l’autore non è favorevole all’Europa, ma bisogna anche dire che le più recenti iniziative europee rivolte a dare vigore alla politica industriale e a ripensare la politica degli aiuti di stato accendono qualche timida speranza che il continente possa essere in grado di smarcarsi dalla dipendenza esterna.
Un aspetto che maggiormente viene evidenziato è la dimensione della guerra tra Russia e Ucraina che probabilmente non si evince dalle martellanti informazioni giornalistiche di questi giorni. Gaiani da esperto del settore difesa presenta dati che fanno capire la dimensione militare e la sua portata.
Nel conflitto sono schierati circa 250 mila militari russi più 300 mila riservisti e volontari affiancati da oltre 50 mila combattenti delle repubbliche popolari di Donetsk e Luhansk e migliaia di contractors del Gruppo Wagner che si contrappongono ad almeno mezzo milione di ucraini tra forze regolari, Guardia nazionale e milizie popolari arruolate per difendere i centri urbani.
Un numero di forze in campo senza precedenti in Europa dalla fine della Seconda Guerra Mondiale anche per il numero enorme di mezzi militari coinvolti: tank e cingolati da combattimento, centinaia di pezzi d’artiglieria, missili balistici, da crociera, anticarro e antiaerei e centinaia di aerei, elicotteri e droni.
Anche se i russi la considerino “un’operazione speciale”, la campagna in atto può essere considerata la prima guerra convenzionale combattuta su vasta scala in Europa dalle ultime offensive alleate contro la Germania nazista nei primi mesi del 1945.
Tutti gli altri conflitti avvenuti in precedenza, anche a livello mondiale, dice l’autore non hanno la dimensione del conflitto russo-ucraino attuale. E questo fatto spaventa l’Europa perché davanti a questa dimensione le capacità disponibili in termini di dotazioni militari non sono sufficienti per affrontare una eventuale estensione dello stesso
Vladimir Putin ha sorpreso tutti scatenando un conflitto “vecchio stile”, una guerra convenzionale per la quale gli eserciti dei paesi non sono preparati e neanche hanno i mezzi.
La guerra in Ucraina sostiene l’autore ha quindi messo in luce carenze nelle forze armate europee che non sono però certo nuove in termini di organici e dotazioni.
Tra le tante contraddizioni evidenziate anche l’ambiguo atteggiamento dei media occidentali verso le evidenti simbologie naziste presenti in diversi corpi militari ucraini che gettano un ombra sulle motivazioni reali che ispirano i combattenti.
Questa guerra conclude l’autore sta determinando la devastazione più completa dell’Ucraina e il rapido indebolimento energetico, economico e militare di un’Europa incapace ancora una volta di elaborare un’iniziativa politica autonoma dagli Stati Uniti e dalle pretese di Kiev. Insomma un libro che si legge rapidamente, – scritto con un linguaggio giornalistico ma – attento e preciso – che concede poco alle ideologie e cerca per quanto possibile di attenersi ai fatti.
Autore Alberto Cossu