Il primo ministro dell’Autorità nazionale palestinese (Anp), Mohammad Mustafa, ha annunciato la formazione del nuovo governo e ha presentato il programma esecutivo al presidente Mahmoud Abbas. Lo ha riferito l’agenzia di stampa palestinese “Wafa”, secondo cui Mustafa guiderà anche il ministero degli Esteri. Mustafa, 69 anni, prende il posto dell’ex premier Mohammed Shtayyeh, che ha rassegnato le dimissioni nel mese di febbraio scorso, nel pieno delle pressioni statunitensi per riformare l’Anp in concomitanza con lo scoppio del conflitto fra Israele e il movimento islamista palestinese Hamas. Mustafa è stato presidente del consiglio di amministrazione del Fondo d’investimento palestinese, consigliere economico senior del presidente Mahmoud Abbas e membro del comitato esecutivo dell’Organizzazione per la liberazione della Palestina (Olp). Inoltre, dopo aver conseguito un dottorato in economia presso la George Washington University, ha lavorato per 15 anni presso la Banca mondiale. Tra i suoi precedenti incarichi, figura anche quello di vice primo ministro e ministro dell’Economia.
La nuova squadra di governo sarà composta da 23 ministri, guidati da Mohammad Mustafa come premier e ministro degli Affari esteri e degli Espatriati; Shurahbil al Zaeem, ministro della Giustizia; Ziad Hab al Reeh, ministro dell’Interno; Omar al Bittar, ministro delle Finanze; Wael Zaqqout, ministro della Pianificazione e della Cooperazione internazionale; Sami Hajjawi, ministro del Governo locale; Majid Abu Ramadan, ministro della Sanità; Amjad Barham, ministro dell’Istruzione e dell’Educazione superiore; Enas Dahadha, ministro del Lavoro; Mohammad Mustafa Najem – Ministro degli Affari religiosi; Arafat Asfour, ministro dell’Industria; Mohammad al Amour, ministro dell’Economia nazionale; Abdel Razzaq Natsheh, ministro delle Comunicazioni e dell’Economia digitale; Ahed Bseiso, ministro dei Lavori pubblici e dell’Edilizia abitativa; Samah Hamad, ministro dello Sviluppo sociale; Rizk Sulaimiyya, ministro dell’Agricoltura; Hani al Hayek, ministro del Turismo e delle Antichità; Ashrafal Awar, ministro degli Affari di Gerusalemme; Emad al Din Hamdan, ministro della Cultura; Tareq Zarab, ministro dei Trasporti e delle Comunicazioni; Mona al Khalili, ministra degli Affari femminili; Varsen Aghabekian, ministro di Stato per gli Affari esteri e gli Espatriati; Basil al Kafarna, ministro di Stato per gli Affari del soccorso.
Almeno cinque dei ministri nominati provengono dalla Striscia di Gaza, secondo l’emittente panaraba di proprietà qatariota “Al Jazeera”, anche se non è chiaro se al momento si trovino nell’exclave palestinese. Il ministro dell’Interno Ziad Hab al Rih è un membro del movimento laico Fatah guidato dal presidente dell’Anp Abbas e ha ricoperto lo stesso incarico nel precedente governo. Anche il ministro per gli Affari di Gerusalemme, Ashraf al Awar, fa parte dello stesso movimento e si era registrato nelle file di Fatah per le elezioni previste nel 2021, poi indefinitamente rinviate. Il nuovo esecutivo giurerà domenica prossima di fronte al presidente dell’Anp Abbas.
Il programma del nuovo governo darà priorità alla situazione nella Striscia di Gaza, in particolare elaborando un piano per consentire un maggiore ingresso di aiuti umanitari. Ma l’esecutivo guidato da Mustafa dovrà anche risollevare l’economia della Cisgiordania, ulteriormente danneggiata dal conflitto in corso. Circa 200 mila lavoratori hanno perso il posto di lavoro in Israele e la produttività di circa l’85 per cento degli stabilimenti economici e commerciali sono diminuiti, secondo il quotidiano emiratino “The National”. “Le perdite del settore privato nei primi quattro mesi di guerra in Cisgiordania e a Gaza sono state di circa 2,3 miliardi di dollari, al ritmo di 19 milioni di dollari al giorno”, ha dichiarato lo stesso Mustafa, aggiungendo: “Gli obblighi e i debiti generali del governo ammontano a circa 7 miliardi di dollari”. Ma l’impresa più ardua per il nuovo esecutivo sarà cercare di riguadagnarsi la fiducia della maggioranza dei palestinesi, che considerano l’Anp un’istituzione corrotta e inefficiente e l’accusano di essere troppo collaborativa nei confronti di Israele. La sospensione delle elezioni per oltre 18 anni ha contribuito a erodere la legittimità dell’organismo e del suo leader 88enne Mahmoud Abbas, di cui gran parte dei palestinesi vorrebbe le dimissioni.
fonte novanews