Fico si è più volte espresso contro la fornitura di armamenti e munizioni all’Ucraina, ha sostenuto che Mosca non abbandonerà mai la Crimea e gli altri territori occupati e ha comunque caldeggiato un tavolo negoziale per porre fine al conflitto
Il partito Direzione-Socialdemocrazia (Smer) dell’ex premier slovacco Robert Fico ha vinto le elezioni anticipate tenutesi ieri nel Paese dell’Europa centrale. Con lo spoglio ormai quasi ultimato, Smer ha raggiunto il 23,3 per cento dei voti, staccando nettamente Slovacchia progressista, al 16,9 per cento, e Voce-Socialdemocrazia (Hlas) al 14,9 per cento. Segue al 9 per cento la coalizione composta da Gente comune e personalità indipendenti (Olano) e Per la gente (Za ludi). L’affluenza al voto si è attestata al 68 per cento.
Le elezioni si sono svolte come al solito, senza grandi problemi, ha dichiarato il primo ministro slovacco Ludovit Odor. La polizia slovacca ha affermato che circa 6.500 agenti hanno monitorato lo svolgimento delle votazioni. Pattuglie di polizia sono state dispiegate vicino ai seggi elettorali per fornire assistenza alla commissione elettorale.
Fico non è più premier dal 2018, quando è stato costretto alle dimissioni dopo le proteste di massa che si sono accese in seguito all’omicidio del giornalista investigativo Jan Kuciak e della sua fidanzata Martina Kusnirova. All’epoca dell’assassinio, Kuciak stava indagando su episodi di corruzione che coinvolgevano persone vicine a Smer. Da allora sono trascorsi cinque anni nei quali Bratislava ha avuto quattro capi di governo, un periodo di instabilità politica che Fico ha trascorso in una posizione di relativo riparo, e cioè all’opposizione. Dallo scorso maggio il Paese è guidato da un esecutivo tecnico, a sua volta seguito a un governo di minoranza che avrebbe dovuto traghettare il Paese a elezioni anticipate ma che è naufragato a pochi mesi dalla sfiducia incassata dal Parlamento a dicembre 2022. Anche Ps, fatti i dovuti distinguo, è rimasto abbastanza indenne dalla paralisi politica degli ultimi anni. La formazione, infatti, non era riuscita a entrare in Parlamento alle elezioni del 2020, ma aveva significativamente espresso un anno prima la presidente del Paese, Zuzana Caputova, il cui mandato scadrà la prossima primavera.
Sul fronte della politica interna, Fico ha fatto la promessa di promuovere la crescita economica e di aumentare la spesa per il welfare. Sicuramente anche la politica estera potrebbe rappresentare un nuovo spartiacque non solo per la Slovacchia, ma anche per gli equilibri interni ed esterni del Gruppo di Visegrad (Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia, Ungheria – V4). Dall’inizio dell’invasione russa in Ucraina, Bratislava è stata uno strenuo sostenitore di Kiev, donando al Paese invaso dalla Russia, tra le altre cose, i suoi caccia Mig-29 e un sistema di difesa aerea S-300. Tuttavia, il Paese centroeuropeo si è anche rivelato particolarmente vulnerabile alla disinformazione russa. Un rapporto pubblicato dal centro studi Globsec la scorsa primavera ha segnalato che oltre la metà della popolazione è convinta che i Paesi occidentali siano responsabili per la guerra.
La vittoria di Smer e del suo leader può comportare un probabile riavvicinamento della politica estera della Slovacchia a quella dell’Ungheria di Viktor Orban. Fico si è più volte espresso contro la fornitura di armamenti e munizioni all’Ucraina, ha sostenuto che Mosca non abbandonerà mai la Crimea e gli altri territori occupati e ha comunque caldeggiato un tavolo negoziale per porre fine al conflitto. Ha anche criticato le sanzioni europee contro la Russia e invocato un riavvicinamento a Mosca dopo la fine della guerra. Fico, infine, si oppone all’adesione di Kiev alla Nato. E’ un punto di vista congruente a quello di Orban, ma va detto che ci sono differenze importanti. Il premier ungherese gode di una solida maggioranza assoluta all’Assemblea nazionale, mentre Fico ha bisogno di negoziare la formazione di un governo di coalizione.
Sebbene la Slovacchia sia un piccolo Paese relativamente ininfluente nella determinazione dell’indirizzo di politica estera dell’Occidente, cionondimeno la vittoria di Fico potrebbe alimentare i timori di un effetto domino, stante anche il raffreddamento dei rapporti tra Polonia e Ucraina per la questione delle esportazioni cerealicole di Kiev e in vista delle elezioni negli Stati Uniti nel 2024.
fonte novanews