Giovedì, 21 Novembre 2024

Una bussola per interpretare la politica estera italiana

di Alberto Cossu (Vision & Global Trends. International Institute for Global Analyses)

Lo studio della politica estera italiana è un campo complesso e multidisciplinare, in cui l’approccio storico ha spesso prevalso su quello “scientifico”. Il libro “Manuale di politica estera italiana” di Raffaele Marchetti e Emidio Diodato (Il Mulino, 2023) si propone di colmare questa lacuna, offrendo una chiave di lettura basata sulla scienza politica e sulla policy analysis.

La policy analysis applica un metodo empirico allo studio delle politiche pubbliche, analizzando il processo di formazione, i soggetti coinvolti, le dinamiche interne e i risultati ottenuti. L’obiettivo è di migliorare l’efficacia delle politiche attraverso un processo di valutazione sistematica.

Concepire la politica estera come una politica pubblica significa considerarla come un processo organico che coinvolge diversi soggetti quali il governo, alcuni ministeri, parlamento e istituzioni della società civile. La sua formulazione è influenzata da una molteplicità di attori e interessi, e il suo esito dipende da una serie di fattori interconnessi. Analizzare questo processo in modo rigoroso può offrire un complesso di risultati utili per comprenderne le dinamiche.

In Italia, il quadro normativo costituzionale lascia ampi spazi discrezionali al governo in materia di politica estera. Tuttavia, il Parlamento – affermano gli autori- ha acquisito un ruolo sempre più incisivo nel controllo e indirizzo di questa sfera, in particolare grazie al decreto missioni e alla legge del 2016 sull’impiego della forza militare.

L’esigenza di una valutazione sistematica della politica estera è sempre più sentita, al fine di migliorarne l’efficacia, la prevedibilità e la rendicontazione pubblica. Un momento fondamentale in questo senso potrebbe essere la valutazione annuale dei risultati raggiunti dai contingenti militari italiani all’estero, affidata ad un Osservatorio esterno e condotta secondo una metodologia di policy analysis.

Dall’Unità d’Italia ad oggi, si possono individuare- sostengono gli autori- due diverse culture di politica estera. Nel periodo 1861-1943 prevale l’idea di modernizzare il paese e di assegnargli un ruolo di “grande potenza”, con una proiezione verso l’Oceano Indiano e l’Atlantico. Dal 1945 ad oggi si è invece affermata una linea di adattamento al sistema internazionale, con l’integrazione progressiva in Europa e la partecipazione a missioni di sicurezza all’estero.

In questo contesto si collocano come detto gli interventi militari all’estero delle forze armate che costituiscono un elemento di novità del periodo post-guerra fredda. Nel 2022 le forze militari hanno partecipato a circa 40 missioni all’estero, e impegnato circa 12.000 unità e risorse economiche per 1 miliardo e 300 milioni. Le missioni si sono svolte principalmente in ambito Onu, Nato e UE ma sono significative anche quelle di carattere bilaterale.

La dimensione degli interventi militari a cui si aggiunge la politica di cooperazione internazionale rappresenta come sottolineano gli autori un elemento caratterizzante della politica estera che,

considerata anche la rilevanza dell’impegno finanziario, richiede un sistema di adeguata valutazione di foreign policy accompagnato da una prospettiva storica indispensabile per capirne le dinamiche.

Dagli anni 90 in poi l’Italia partecipa ad un crescente numero di missioni all’estero trasformandosi da “consumatore” di sicurezza, garantita dagli USA, a contributore della stabilità dell’ordine internazionale.

Gli autori utilizzano le parole di un funzionario americano del Dipartimento di Stato degli Stati Uniti per sintetizzare il ruolo svolto dal nostro paese nello scenario internazionale: “L’Italia, nei suoi centoventicinque anni di esistenza come Stato unitario e indipendente, ha oscillato in politica estera fra tentativi brevi e senza successo di iniziative autonome a livello mondiale e tentativi più lunghi, spesso frustanti e a volte ugualmente senza successo, di raggiungere i suoi obiettivi internazionali attraverso la cooperazione con Stati più potenti e accettando una certa subordinazione ai loro scopi”.

Le missioni militari all’estero rappresentano un elemento di novità del periodo post-guerra fredda. Nel 2022, l’Italia ha partecipato a circa 40 missioni con circa 12.000 unità e un impegno finanziario di 1,3 miliardi di euro.

Il centro essenziale della politica estera italiana è costituito dall’Europa, dall’Alleanza Atlantica e dall’ONU, all’interno dei quali si sviluppano i rapporti con il resto del mondo. Le direttrici principali sono quella continentale europea, quella marittimo mediterranea e quella mondiale.

Il “Manuale di politica estera italiana” offre una bussola preziosa per orientarsi nel complesso panorama della politica estera italiana. L’approccio della policy analysis fornisce un quadro analitico rigoroso e utile per comprendere le sfide e le opportunità che il nostro paese si trova ad affrontare nel contesto internazionale e permette di valutarne i risultati con rigore quasi “scientifico”.

Manuale di politica estera italiana – Il Mulino, 2023 – ISBN 978-88-15-29916-1 – pp 256

Indice del volume: Premessa. – Sigle. – I. Introduzione all’analisi della politica estera. – II. Attori e processi. – III. Giunture critiche. – IV. Interpretazioni teoriche. – V. Scelte e risorse strategiche della politica estera italiana. – VI. Schede paese. – Riferimenti bibliografici. – Indici.

Emidio Diodato è professore ordinario di Scienza politica presso l’Università per Stranieri di Perugia, dove insegna Politica comparata e Politica internazionale. È chair dello Standing Group Relazioni internazionali (SGRI) della SISP. Sul tema della politica estera dell’Italia ha pubblicato «Il vincolo esterno» (Mimesis, 2014), «L’Italia e la politica internazionale» (Carocci, 2020), per l’editore Palgrave: «Italy in International Relations. The foreign policy conundrum» (2017) e «Berlusconi ‘The Diplomat’. Populism and foreign policy in Italy» (2019).

Raffaele Marchetti è professore ordinario di Scienza politica presso la Luiss Guido Carli, dove insegna Relazioni internazionali. È membro del comitato scientifico del NATO Defence College e del Finnish Institute of International Affairs. È editor della serie Routledge Innovations in International Affairs; ha pubblicato con editori italiani (Luiss UP, Mondadori, Egea) e stranieri (Cambridge UP, University of Michigan Press, Routledge, United Nations UP, Palgrave). Sul tema della politica estera italiana si ricorda il suo «La diplomazia ibrida italiana» (Mondadori, 2017).

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