e che anche i giornalisti di prestigiosi media non fanno una bella figura. Insomma prende atto che i trend dell’economia degli Stati Uniti seguono una traiettoria che delinea una direzione diversa da quella che gli esperti hanno previsto avrebbe dovuto essere. Certamente un bel messaggio che ci fa sperare per il futuro.
L’opinione prevalente tra gli economisti è che un bassissimo tasso di disoccupazione come quello attuale degli Stati Uniti del 3,6% sollecita spinte inflazionistiche e non si concilia neanche con un alto tasso di creazione del lavoro. Oggi quello che sta succedendo in America è in antitesi rispetto a questa tesi, tanto consolidata da essere ritenuta scontata .
Questa è, dunque, la realtà che si ricava dai dati dell’occupazione negli Stati Uniti pubblicati qualche giorno fa. Essi smentiscono l’opinione corrente di coloro che da un lato si attengono rigorosamente alle leggi della scienza triste e dall’altro si lasciano trasportare molto volentieri dalle “emozioni politiche” e vedono catastrofi imminenti. Ovviamente ci sono anche quelli che hanno fatto previsioni prudenti e non sono rimasti coinvolti nel gioco di società del catastrofismo agghindato da “scienza”.
Chi è favorevole a Trump sostiene che questo è l’esito delle politiche del presidente in carica. Chi, invece, si oppone attribuisce i risultati alle politiche della precedente amministrazione che hanno permesso all’economia di crescere costantemente e di creare posti di lavoro in modo ininterrotto da diversi anni.
Certamente il tasso di occupazione sta migliorando da diversi anni e forse non è completamente ascrivibile all’amministrazione in corso. E’ certo, però, che le previsioni catastrofiste rispetto all’economia americana formulate da alcuni, che enfatizzano l’impatto negativo della guerra commerciale con la Cina e lo stile di leadership “erratico” del Presidente, non si stanno, per il momento, realizzando. Neanche si intravedono i presupposti perché si manifestino nel futuro, almeno nelle modalità da Apocalisse immaginate da molti esperti o presunti tali di economia.
Insomma, sembrerebbe che le previsioni per l’economia americana non siano poi cosi negative come prospettate agli inizi dell’anno in corso. Sono, invece, i cosiddetti esperti a manifestare un deficit di conoscenza. Ciò è dovuto al fatto che è particolarmente problematico comprendere il funzionamento di un economia da 20.000 miliardi di dollari non riconducibile a regole ferree.
Leggere l’economia con i dati del passato pensando che questi possano descrivere anche il futuro è un operazione rischiosa perché la realtà cambia e con essa i presupposti su cui abbiamo costruito i nostri modelli di funzionamento economico.
E’ proprio ciò che sta succedendo con la curva di Philipps che descrive la relazione tra disoccupazione e inflazione. In questi giorni viene seriamente messa in discussione dai fatti perché come detto le cose si muovono in un’altra direzione. E quindi anche la linea prudente della Federal Reserve di rinunciare ad un rialzo dei tassi si giustifica.
Anche il NYT che certamente non si può dire un media favorevole alla attuale amministrazione in carica, è stato costretto a prendere atto della realtà delle cose. E, siccome, non può lodare il presidente allora suggerisce molto perfidamente ai policy maker (attuale amministrazione) di prendere atto che la realtà è diversa da quella descritta nei libri di scuola e invita ad essere più creativi. Un ennesima prova di arroganza, fare la lezioncina a quelli che stanno realizzando le politiche in corso con i risultati che il NYT ha così ben descritto.
Un monito anche per le nostre vicende domestiche, in cui sovente il catastrofismo travestito da scienza prevede cose che non si verificano con il solo effetto di elevare il livello della contesa politica e l’ansia collettiva. In conclusione pensare, come si dice, fuori dagli schemi (out of the box) ci aiuta ad intravedere nuove prospettive che sono precluse a che si ostina a vederle dominate da “leggi ferree”. Ma attenzione ai catastrofisti.
Fonte articolo:vision-gt.eu